Il Cantastorie on line

La reggiolese e i fogli volanti

Fogli volanti, canzonieri e cartelloni costituiscono una fondamentale componente dello spettacolo di piazza dei cantastorie, necessaria per proporre la loro arte. I fatti di cronaca, le canzonette, le parodie, le zirudelle hanno avuto, nel corso dei secoli, utilizzando diverse forme di stampa, una puntuale e capillare diffusione attraverso migliaia di colorati fogli volanti, di canzonieri illustrati, di libretti e di cartelloni, quest’ultimi utilizzati soprattutto dai cantastorie siciliani per presentare i loro lunghi componimenti.

Un’analisi di questo aspetto dell’editoria popolare permette anche una rassegna dei fatti di cronaca, degli eventi che, in misura più o meno notevole, hanno caratterizzato la storia del nostro Paese.

Nello stesso tempo appare evidente come il progressivo e massiccio avvento dei mass media e, in particolare, all’inizio degli anni Settanta, la diffusione dei dischi 45 giri e poi delle musicassette, abbiano provocato l’abbandono di questo modo di proporre il repertorio dei cantastorie. Gli anni dal ‘30 al ‘60 del secolo scorso rappresentano il periodo più intenso della produzione letteraria dei cantastorie e, insieme, dell’editoria popolare ad essa collegata.

Alla fine del secondo conflitto mondiale i cantastorie possono riprendere a proporre la loro presenza ritrovando il pubblico amico: il convegno di Bologna del 1954, e i successivi incontri nazionali, li fanno conoscere anche a studiosi e ricercatori diu tradizioni popolari.

Numerose sono le tipografie che stampano per i cantastorie: ad esclusione di Campi di Foligno, si trovano soprattutto nell’Italia settentrionale, in particolare in Emilia Romagna e Lombardia. La loro attività è necessariamente legata alla presenza dei cantastorie e quindi a piazze, mercati e sagre dove il treppo è sempre affollato. Una delle tipografie più importanti di quegli anni è la Reggiolese di Reggiolo (Reggio Emilia) fondata da Adolfo Confetta nel 1930 e attiva fino ai primi anni 40: la produzione di questa tipografia è presente, con oltre 350 fogli volanti e Calendari Canzonieri, nella raccolta conservata alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia.

Fino agli anni 30 le tipografie avevano una produzione essenzialmente limatata ai pianeti della fortuna e a pubblicazioni di dimensioni limitate come, ad esempio, calendari e almanacchi annuali. Confetta ebbe la felice intuizione di iniziare la stampa di fogli volanti di grandi dimensioni.

Così lo ricordano i cantastorie: E’ stato quello che ha veramente capovolto il sistema di stampa: dai soliti foglietti piccoli ai fogli giganti, insomma un colpo d’occhio per il pubblico meraviglioso.

E’ quello che ha creato il Calendario Canzoniere.

Anche se l’attività della Reggiolese si svolge durante gli anni della propaganda del regime di quell’epoca (con numerosi testi inneggianti alla guerra d’Africa e contro l’Inghilterra) non mancano i temi classici del repertorio popolare dove i cantastorie sanno abilmente raccontare i fatti di cronaca in modo di attirare sempre l’attenzione del loro pubblico. Come ogni tipografia legata alle vicende dei cantastorie, la Reggiolese di Adolfo Confetta è stata anche un punto d’incontro dei cantori ambulanti di quegli anni: il reggiano Gaetano Cagliàri (Gatano Dareggio), il forlivese Lorenzo De Antiquis (che a volte firmava i suoi testi Ridolini), il modenese Mario Radames Biolchini, il bolognese Marino Piazza, il pavese Agostino Callegari, il veneto Dario ” Taidela” Mantovani. Lo stesso Adolfo Confetta scriveva anche testi che illustrava con suoi disegni.